Gli stati d'animo di Bach. Lo stato vibratorio
che Bach percepì su di sé in presenza di un fiore lo indusse
a pronunciare un nome descrivente l'agio, o il disagio provato. Codificò
sette modalità di provare agio o disagio che definì "stati
d'animo" (tav. 4). In effetti in
un primo tempo aveva codificato dodici stati d'animo che sono riportati
in tav. 5, poi li ridusse ai sette
noti perché comprensivi dei primi.
Per meglio paragonare la strada percorsa dai psicoterapeuti con quella personale scientifica-rigorosa e, altresì, percettivo-sensitiva, provo a dare una definizione alle parole usate.
Ciò che permette di valutare un soggetto è il suo carattere, ossia il modo di essere, sentire e reagire, assieme all'aspetto morfologico (costituzione) e funzionale (temperamento). Il tutto porta ad una tipologia: gli elementi psicologici del carattere poggiano su un substrato fisiologico: sul sistema nervoso autonomo, sul neuroendocrino e dunque sui meccanismi biologici che regolano la funzione delle cellule nervose. Esiste un ben preciso rapporto tra psicologia e fisiologia: il fatto che Renè Le Senne definisca le tre componenti del carattere (emotività, attività, risonanza) tramite otto tipologie chiamate: nervosa, sentimentale, collerica, passionale, flemmatica, sanguigna, amorfa e apatica, la dice lunga sul legame dianzi detto.
Che poi Jung abbia aggiunto a ciò l'attitudine, estroversa o introversa, porta a considerare un uomo fisiologico (genetico e/o modificato dagli eventi) che si esprime tramite un codice comportamentale acquisito e/o innato ma comunque e sempre un Typus, una tipologia globale che fa esperienze in quel modo e solo in quello.
Distinguo tra emozione e stato d'animo: per me emozione designa l'insieme di processi fisiologici conseguenti ad un input esogeno (noxa) o endogeno (psicosi, nevrosi), che in quella tipologia richiamano o sono determinati da un ben preciso "stato d'animo"; ovvero quest'ultimo è il "relay", il tramite per la ricerca della posizione antalgica [8] .
Distinguo, inoltre, tra "stati d'animo" che considero come appunto "nuovi stati di equilibrio" intermedi del corpo e posizione antalgica finale.
Lo stato d'animo è qualcosa di dinamico, qualcosa di relativo all'insorgere dell'emozione. La posizione antalgica è l'equilibrio finale raggiunto, la "stasi" senza più controllo dell'omeostasi.
Quando una tensione eccessiva è insorta nel corpo questi per il principio di sopravvivenza cerca di scaricarla in un organo bersaglio trovando la nuova posizione antalgica o posizione di miglior equilibrio e minore energia spesa alla quale corrisponde un ben preciso stato d'animo e viceversa.
Invece considero le emozioni le "correnti" ( i processi fisiologici) che circolano nel fare una determinata esperienza, senza le quali non si avrebbe la sensazione di ciò che si sta contattando. A seguito di una emozione si può finire o meno in uno stato d'animo bloccato ovvero permanere per un tempo più o meno lungo nella condizione estrema indotta dall'emozione provata. Questa è una organizzazione dell'individuo che avviene a valle del passaggio della corrente-emozione. Quindi sono due cose diverse.
Un esempio con l'analogia semplicissima di un circuito elettrico: la batteria (potenziale elettrico) dell'auto è in analogia con la spinta potenziale a voler fare una esperienza. L'emozione che ne consegue è il passaggio di corrente quando avviene l'esperienza, cioè quando si chiude l'interruttore che per esempio accende i fari. Se si permane con i fari accesi oltre un tempo "plausibile" la batteria si "scarica", l'esperienza ha portato alla perdita di energia, per esempio c'è astenia e si può instaurare apatia. Se invece con una certa batteria accendiamo fari inadeguati per quel potenziale elettrico, i fari si bruciano e circola troppa corrente. L'esperienza ha portato ad emozioni intense e qualcosa di "bruciato" resta nel corpo (sovente le sinapsi).
Se si agisse sempre secondo la legge di Natura, si accenderebbero fari idonei a quella batteria, passerebbero correnti adeguate che si devono estinguere quando i fari si spengono. Cioè le emozioni si devono cancellare nel corpo quando l'esperienza è finita: rimane l'esperienza mentale-coscienziale del viaggio fatto a fari accesi ma non ha senso che rimanga traccia della corrente che è servita per accendere i fari. Anche perché ogni volta se pur per accendere gli stessi fari, la corrente è diversa. E' l'accumulo di emozioni che porta allo stato d'animo "cinismo", e rende gli umani dei robot, mentre il reset delle emozioni dopo ogni esperienza, come avviene nei bambini e negli animali, fa gustare la realtà per quella che è nel momento
I sette stati d'animo di Bach, paura, scoraggiamento o disperazione, insufficienza di interesse per il presente, solitudine, ipersensibilità alle idee, eccessiva cura, incertezza, sono degli "status" nei quali l'individuo, quel typus, inizia ad riorganizzarsi per sopravvivere. E, se permangono a lungo, finisce in uno stato finale, la posizione antalgica, ci rimane più del previsto, non sa più uscirne e lì si organizza definitivamente in rituali alla bisogna (paranoie, manie, fobie, etc).
La paura è lo stato d'animo di base senza la quale una specie si estingue, quel "senso di inquietitudine provato in presenza o al pensiero di un pericolo" (Larousse), essenziale alla riproduzione e alla evoluzione della specie.
La disperazione è il risultato di ripetute delusioni fino alla "fine della speranza".
La delusione è il risultato conseguente al fallimento di ripetute illusioni.
Le illusioni sono l'inganno dei sensi per cui una falsa impressione viene creduta realtà. La disperazione può essere uno stato d'animo di "fine cammino", dopo una sensazione di perdita e del percepire un'impossibilità di recupero.
L'insufficienza d'interesse è il ritiro dell'attenzione dall'esterno all'interno.
La solitudine è uno stato d'animo di base, la condizione di una persona che è sola, ma una persona può "sentirsi" sola anche in mezzo alla folla. E' questo il significato più profondo considerato da Bach.
L'ipersensibilità alle idee è l'espressione dell'influenzabilità, data si dall'eccesso di sensibilità, ma organizzata in forme depressive.
L'eccessiva cura è data dalla necessità di controllo sul prossimo, per cui non si parla di cura nel senso buono bensì nel senso egoico ed egocentrico che è lo stato d'animo predominante nello stato d'animo relativo.
L'incertezza è lo stato d'animo in cui vi è tale carenza d'informazione che fa aumentare il livello di entropia del sistema. L'incertezza proviene dalla non sperimentazione dell'autonomia personale all'interno di un sistema. Lo stato non si propone risolvibile con le proprie forze, manca l'"informazione" a riguardo del superamento del normale vissuto di crisi con il quale ogni individuo si confronta e si riconosce come autonomo e differente.
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Non è assolutamente possibile che una qualsiasi persona che prenda in mano una boccetta contenente un certo fiore provi esattamente le "stesse" sensazioni che provò Bach così come il colore rosso non è uguale per tutti ossia quella che viene memorizzata non è la stessa vibrazione perché ognuno filtra il segnale ricevuto con la propria "storia". Ecco che definire una singola categoria di "paure" per tutta l'umanità non è corretto: non è possibile che la paura "per cose note (Mimulus)" di Marco sia uguale alla paura "per cose note" di Giovanni. Marco e Giovanni hanno una storia completamente diversa e la stessa paura del ragno non ha la stessa valenza, la stessa "vibrazione" per tutti e due. D'altro canto ai tempi di Bach l'uomo era "fatto" di una certa gamma di "frequenze" per cui era possibile affidarsi alla sola tabella dei sette stati d'animo, magari in opportuna miscela o combinazione. L'uomo di oggi ha cambiato il proprio "suono" aggiungendo al proprio spettro sonoro una ricca gamma di frequenze per cui si rende necessario valutare un cammino terapeutico tramite strumenti un po' più sofisticati della tabella iniziale.
Se infatti prendiamo i primi libri di Bach troviamo delle semplici definizioni degli stati d'animo: se leggiamo i più recenti allo stesso fiore corrispondono sfumature ben più sottili e intarsiate che fanno capire quanto l'uomo scopra di se stesso mentre si arrovella a creare nuovi mondi ovvero come si direbbe in ambiente iniziatico, a "ordinare il caos".
Eppure la vibrazione del fiore è archetipico-comportamentale, ossia "comprende" più modalitità di espressione rispetto ad una tipologia organizzativa di far fronte all'evento. Il "linguaggio" del fiore [9] è diverso da quello del prodotto omeopatico che invece scende a modalità superidentificate del soggetto durante l'esperienza in corso, è un linguaggio, come si dice tra informatici, a più alto livello. E da un punto di vista della teoria dell'informazione tale linguaggio è più archetipico, dunque possiede i codici di modalità entrocontenute. Dunque "lavora" in uno strato della dimensione emotiva più sottile di quello dei prodotti omeopatici: la diluizione del rimedio omeopatico che lo può portare ad essere più archetipico, ad esempio un Natrum alla 200K agisce in una sfera meno densa di quella fisica, si avvia verso il mentale, ma non comprende una vibrazione di gruppo come quella del fiore. Sarebbe come considerare un abete e le conifere in generale: omeopaticamente possiamo muoverci dalla 4CH alla MMH, andando dal fisico al mentale dell'abete; con la vibrazione floreale prendiamo in considerazione tutte le conifere. In un caso ci muoviamo orizzontalmente nell'altro verticalmente.
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Non sono d'accordo nel chiamare gli stati d'animo: negativi.
Ancora torno a sottolineare che uno dei più grandi intoppi che l'uomo ha trovato nella comprensione filosofica della vita, che si è trovato davanti in questa dimensione, sta nell'applicare la regola: "in medio stat virtus" (vangelo secondo S.Tommaso). E' sicuramente un intoppo decisamente "occidentale", ossia dettato da una visione molto ristretta della realtà, sintetizzabile nella parola "dualismo".
Il dualismo ha portato alle dizioni male e bene, paradiso e inferno, freddo e caldo, cattivo e buono e così via, come entità separate e/o separabili.
Che possono dare un aiuto a studiare la realtà ma non sono la realtà.
Ma anche paura e coraggio, incertezza e risoluzione, eccessiva cura e contemplazione, solitudine e partecipazione e così via sono dizioni che possono servire a giocare all'analisi razionale della realtà ma, in effetti, non esistono.
Un approccio più sottile della realtà, che è stato portato all'attenzione di molti dal celebre Lakowsky, conduce alla visione del mondo che ci circonda fatto di oscillatori, siano essi biologici o biochimici, elettrici o elettromagnetici, termici o fotonici non importa, fatto sta che la vita sembra ben rappresentata, qui e ora, da questa semplice osservazione.
In base ad essa, che anche da un punto di vista filosofico non sembra essere stupida, ogni "momento di vita" è un momento di oscillazione, ossia il passaggio ritmico e incessante da uno stato caratterizzato da certi parametri (per es. caldo) ad uno stato caratterizzato da altri parametri (per esempio freddo).
Sembra di essere a fare considerazioni né più né meno che sul simbolo del Tao: lo stato caldo contiene in sé il potenziale, il germe dello stato freddo e viceversa.
In ciò è insita quella che chiamo "la legge dell'elastico": se una forza tende un elastico per estenderlo fino ad un certo punto, nell'elastico stesso nasce una forza uguale e contraria ( il germe o potenziale di cui sopra) che cercherà di riportarlo allo stato di minore energia spesa.
Se ora applichiamo questa semplice osservazione di fisica elementare, pur scritta in uno dei più complessi simboli esistenti, il Tao, agli stati d'animo psicologici, scopriamo che l'"oscillatore stato d'animo" non può fermarsi in uno stato, per esempio la pace, la calma, la gioia, la risoluzione, il coraggio e neppure nello stato d'animo opposto. Ogni volta che una forza, esogena o endogena, porta l'oscillatore in uno stato, nasce una forza uguale e contraria che cerca di riportarlo al minimo energetico. Allora la paura è la forza "positiva" che richiama l'oscillatore dallo stato organizzato "distacco dalla realtà", peraltro impossibile a mantenersi indefinitamente senza ipnotici comandi che destabilizzano l'automatismo presente in Natura, per portarlo in uno stato organizzato iperpressivo, o agitato, che cerca la sopravvivenza. Ci si rende conto che cercare di eliminare la paura è come cercare di eliminare il vento, colui che porta più aria in un luogo e la toglie da un altro, a seconda che vi sia un ciclone o no.
Ci si rende conto che volere eliminare la paura è interferire con il principio vitale fondamentale: la paura nasce quando l'oscillatore si porta in uno stato di eccessiva lateralità e ivi tende a permanere. La paura è ciò che tende a fare oscillare spontaneamente un oscillatore da uno stato ad un altro. Ma questa è la vita in sé: non esiste niente che non oscilli, solo l'uomo ha inventato il paradiso dove ogni cosa dovrebbe permanere in uno stato appunto "paradisiaco".
Anche nelle altre dimensioni esiste la modalità "oscillatore" giacchè tutto è bipolarismo, finché si sconfina nella dimensione dell'Uno, dove gli opposti si riuniscono, ma almeno al momento e in questo contesto questo non ci riguarda.
Capire la legge dell'elastico significa avere chiaro il concetto di autostima: ciò è estremamente chiaro per gli orientali che praticano tecniche corporee al fine di mantenere vivo e velocizzato al massimo l'automatismo naturale dell'oscillatore nella psico-bio-dinamica del corpo.
Per curiosità, la legge dell'elastico è applicabile anche alla teoria del Big bang.
Una forza espansiva ha proiettato (diaballein= scagliato giù, messo separazione) nelle varie dimensioni ogni forma di vita possibile, cioè allo stato potenziale, che per la legge dell'elastico ha dentro di sé la tensione di ritorno, ossia anelita ritornare nel principio creatore onde annullare tale tensione. Non è forse tale il cammino dell'uomo che cerca il suo "Dio" ovunque e comunque?.
Ma non appena ogni manifestazione è giunta, tramite la fase di compressione, nel "nulla" in questi si è venuta a creare la forza di una molla compressa che "risputa" fuori tutto in un Big bang.
E il Gioco (Karman) continua.
Dunque l'uomo è spinto a produrre ordine mentre cerca il suo "Dio", oscillando orizzontalmente fra estremi che ha chiamato male e bene, freddo e caldo etc. E la legge insita nel funzionamento del Cosmo ha predisposto delle emozioni spontanee che tengano l'oscillatore in moto: tali emozioni sono equiparabili a termostati che accendono o spengono specifiche attivazioni neuronali, sintomi che ci comunicano se riconosciuti l'evoluzione di un insieme di stimoli, pensieri, sensazioni che a loro volta vanno ad attivare infinite altre funzioni di organi, ghiandole e tessuti.
E' la libertà con cui questo uomo può oscillare fra i suddetti estremi che definisce il grado di salute. Ancora una volta egli è libero quando oscilla liberamente come Natura gli chiede.
Ma quando il Naturopata si appresta, su richiesta del paziente, a trattare un DAP, attacco di panico, cosa deve pensare?
- Stia calmo che le do il rimedio che le toglie il problema
- Cerchiamo insieme una soluzione "dolce" per eliminare il disturbo
- Vediamo come aiutare il corpo a trovare da solo la prossima posizione antalgica grazie alla spinta positiva dello stato d'animo in corso, con conseguente emozione o effetto fisiologico, che cerca di farla uscire dal DAP?
Il Naturopata sa che deve stare nella posizione di Taj Chi, colui che osserva il movimento dell'energia, cercando solo di dare una spinta al "pendolo oscillatore" che si è arrugginito. E sa che il pendolo si è arrugginito per via dei suoi pensieri, che sono tali per via di condizionamenti e altro.
Dunque definisco gli stati d'animo quelle forze positive che insorgono per effetto stesso della natura empirica dell'esistenza . Cioè faccio una esperienza ma siccome sono ignorante (i- gnoscere, non conoscente) commetto un errore (inciampo nell'errore, "pecco"), nasce uno stato d'animo che mi vorrebbe aiutare a risolvere la noxa "errore": se sono un uomo "libero" ovvero lasciato libero di seguire le Leggi della Natura lo stato d'animo riporta l'oscillatore al minimo energetico; se sono un uomo condizionato da altri uomini finirò impotente in una posizione antalgica finale di nuova organizzazione. E andrò dal Naturopata.
Ma gli stati d'animo sono sempre positivi.
[8] Si veda l'App. Kinesiologia.
[9] Da Goethe. Il significato del fiore, metamorfosi delle piante: 1 espansione seme - foglia culinaria; 2 contrazione calice; 3 espansione petali; 4 contrazione organi riproduttivi; 5 espansione frutto; 6 contrazione seme. |