Esito della cura con le E.F. Successo.
E' il caso più appagante per il terapeuta: il paziente torna con un sorriso Durbans, è contento che il problema che aveva non c'è più o quasi. I casi sono due: bastava una piccola spinta per risolvere il problema, oppure i fiori sono stati scelti per rimediare alla sintomatologia ma non erano rivolti alla caratterialità della persona. Nel secondo caso basta aspettare perche dopo poco tempo la persona torna con un altro problema che sarà il caso di vedere in modo più profondo.
Peggioramento.
E' il caso più frequente. Può significare due cose: le essenze sono state scelte male e stanno dando "effetti collaterali", oppure stanno "tirando fuori il rospo", senza troppi complimenti. Nel secondo caso la posologia deve essere accuratamente modulata per limitare le reazioni del sistema immunitario.
Blocchi.
Uno dei casi peggiori è quando il paziente torna, si siede sulla seggiola con lo sguardo da Charles Bronson e dice secco, come il legno prosciugato dal sole: "Niente.., ho gli stessi sintomi di prima". In quel momento è facile cadere nella trappola: quel paziente è specializzato nel far venire sensi di colpa, soprattutto quando cerca di prendere tempo per non fare la seduta. Di fronte a questa persone bisogna avere le spalle molto larghe e non essere né dei Centaury, né dei Red Chestnut: il mio metodo è quello di fare loro capire che la malattia è una possibilità di apprendimento e finchè non cambiano i pensieri non cambia la risposta fisiologica.
Può trattarsi di un momento sbagliato: molte persone "tentano" la via della Natura ma non sono ancora pronti, cosicché devono aspettare ancora del tempo.
Molti, dopo tanto tribolare per farsi venire una patologia non desiderano più di abbandonarla. E' il cartello sul quale hanno scritto la loro protesta verso il mondo che li mette in difficoltà e poggiare il cartello significherebbe non protestare più, ma è l'unica operazione che li fa sentire vivi, partecipanti, a volte giovani. E comunque l'incontro con le essenze floreali ha sicuramente rimesso in funzione la richiesta di evolversi e anche se sospendono la terapia, in loro si è innescato l'"inizio della fine".
Così pure per coloro che hanno un rifiuto intenzionale nei confronti della terapia che hanno appena iniziato di loro volontà: dietro questo comportamento bambino, c'è a volte una sfida al terapeuta che può incarnare molti personaggi della loro infanzia, adolescenza etc. nei confronti dei quali nell'inconscio sono presenti stati d'animo compressi come molle di camion. Una delle peggiori sfide è il transfert affettivo, sovente per paragone con la figura paterna/materna, nei confronti della quale sono presenti ancora rancori o risentimenti che verrebbero trasferiti sul terapeuta se questi accettasse una relazione non professionale.
Sono tanti anche quelli che sospinti dal vento della scarsa perseveranza, iniziata una terapia, la sospendono, la variano, la giudicano, la dimenticano, etc. In tutti questi casi il terapeuta deve giocare con personaggi che escono dalle quinte del teatro senza preavviso e possono sospingere verso recite infruttuose che devono essere istantaneamente fermate anche se il paziente farà di tutto per catturare l'attenzione in qualche altro modo. |