La Libertà.
Millenni di sofferenze per ottenerla, miliardi di eroi morti in suo nome, fiumi di parole spese per darle un significato. Più che personale. Come sempre.
Da quando l'uomo "esiste", la libertà è sempre stata la "cosa" più ricercata, ciò per cui è sempre valso perdere anche la vita.
Ogni uomo è schiavo (o si ritiene tale) di qualcosa per cui, valendo essa più della sua esistenza, preferisce la morte pur di ottenerla.
Ogni forma di vita è partita dal Caos. E si è formata con il principio dell'Ordine.
Ogni "azione" si è sviluppata con una serie di regole ben precise, senza le quali non avrebbe potuto essere così come poi è venuta ad essere.
Nell'Universo gli astri ruotano con il loro ritmo costante e ripetitivo; su di ogni pianeta la forma di vita locale si sviluppa secondo una logica che la mente umana difficilmente riesce ad intuire: le piante hanno quelle forme per un ben preciso motivo e la loro vita già così ben preordinata, anche se loro non se ne accorgono.
Dagli astri alle particelle subatomiche tutto è brulicare di vita spontanea e, quindi, intrinsecamente caotica ma ordinata, "regolata", secondo quella che sarebbe da chiamare l'alchimia dell'esistenza.
L'uomo ne è, ovviamente, il summit: dalle cellule al ritmo degli organi vitali tutto è regolato da leggi assolute, anche se, apparentemente, relative. Niente si può sottrarre alla regola: il Caos non può che essere "ordinato", e, conseguentemente, l'Ordine non può che essere distrutto, per ritornare al Caos.
Non per nulla in ogni vita è contenuto il principio della sua morte e in ogni morte è già scritto il principio della nuova vita (Tao).
Eppure l'uomo possiede un grado di "libertà" in più di ogni altra forma di vita: la possibilità di scegliere la "regola" più idonea alla sua evoluzione.
E' la via che egli si sente di percorrere, scelta la quale cambiano le "leggi" a cui si và a sottoporre: vi saranno sempre delle leggi, ma cambiano modalità di interferenza in relazione alla strada percorsa.
Nel mondo di tutti i giorni, in cui ogni sentimento è scelto dalle leggi sociali, dettate esse stesse dal grado di conoscenza di chi le ha scritte e di chi le usa, la scelta avviene per induzione ipnotica, senza la partecipazione attiva della persona, o, perlomeno, senza la partecipazione diretta, visto che almeno "l'attività" di adeguarsi a ciò che non si comprende, c'è.
E cioè l'uomo è trainato dalla corrente sociale e la sua regola è quella di adeguarsi alla stessa, obbedendo così alle regole della vita in generale e, in più, a quelle della mente di colui che ha proposto l'ulteriore regola.
E', infatti, la mente di qualcuno che genera regole che, da personali, divengono poi un fenomeno di massa.
Il meccanismo "mente" non è attendibile, e l'altro meccanismo che può dirci come stanno le cose in Natura, l'intuito, abbiamo lasciato che si atrofizzasse mentre "usavamo e abusavamo" della mente. Che è quella che usa i cinque sensi per capire il mondo. Non quella che può "comprendere" il significato della vita.
Le regole a cui occorre avvicinarsi sono naturali, ovvero sono quelle nascoste nel grande libro della Natura, che non si può leggere impunemente senza avere prima purificato se stessi dagli schemi mentali: solo quando da sotto tutte le false vesti spunta la purezza e l'umiltà si possono percepire le sue leggi come se fossero scontate, ascoltare il linguaggio di ogni essere vivente come se parlasse la nostra lingua.
E, miracolo, l'uomo che segue questa strada, quanto più scopre di essere soggetto a dette regole, tanto più sente di essere libero.
Libero di essere se stesso. Quel se stesso che è veramente ciò che esiste.
Libero di sentire il messaggio della sua anima, che lo spinge in una direzione inconsueta, almeno per i banali meccanismi [3] della mente razionale.
Libero di sentirsi in comunione e, quindi, in comunicazione con l'Universo, che, poi, è la stessa cosa che sentire se stesso.
L'uomo è la Natura, è il Cosmo, è il suo Creatore, è ogni "regola"!
Lo stupore, che coglie l'uomo alla ricerca di sé stesso, della differenza tra la libertà che aveva coniato e quella che intravede ora è immenso: credeva che essere liberi significasse poter fare quello che si vuole, anche uccidere; e che la mancanza di libertà fosse la prigionia o la sottomissione.
Ebbene, si può essere liberi di sentirsi a proprio agio tra le mura di una prigione e, invece, sentirsi prigionieri della distesa arida e assolata di un deserto. Proprio là dove non ci sono confini, né padroni con regole personali.
Ci si può sentire liberi di servire qualcuno perché il cuore ci fa fare ciò e ci si può sentire schiavi di obbedire a qualcuno perché lo si vede come colui che "comanda". Il senso di schiavitù viene dall'Ego individuale, quella parte di noi che è talmente ignorante che, per ogni cosa nuova che apprende, crede di essere diventata onnipotente.
L'uomo libero è colui che si sottomette alle regole del libro della Natura perché le conosce. Anzi quando le conosce ritiene schiavitù ogni altro modo di vivere.
Ippocrate diceva che un medico non può essere tale se non conosce, per esempio, l'Astrologia, la "regola" secondo la quale la nostra costituzione risponde alle esigenze energetiche dell'Universo nel momento in cui siamo nati.
La "regola" che ci guida attraverso la nostra esistenza facendoci capire quali sono le direzioni (le posizioni delle stelle) verso le quali la nostra anima anelata andare.
E che dire delle leggi magnetiche, inerziali, la legge dei cinque elementi e delle stagioni, la legge del succedere degli avvenimenti su questo pianeta e nell'intero Universo?
Non può esistere uomo libero che tormenti il proprio corpo con regole di alimentazione basate su cibi o droghe varie ad alto potere tossico e bassa energia vitale, che non conosca, minimamente, il proprio corpo (anatomia, fisiologia, patologia), che non conosca la meditazione, o il moto degli astri (astronomia) e il loro linguaggio, ovvero le loro regole (astrologia), che non sappia come funziona il meccanismo energetico fra i suoi organi (medicina cinese), che non sappia come accadono gli avvenimenti (I China) e che successione abbiano gli stessi nel tempo (Lame di Taro), che non conosca i "segni" della terra (Geomanzia [4] ) e quelli sul suo corpo (Chiromanzia e altre manzie e/o "logie", ad es. numerologia [5] ) e, infine, che non conosca il motivo per cui egli è li in quel momento, dopo che altri sono "venuti" in altri momenti (ad es. Qabbalah).
Tutte queste regole sono una "regola" sola.
Quella del Grande Libro della Natura. Che in questa densa dimensione si mostra nei suoi "particolari". Ognuno con la sua "regola" di vita.
Non conoscerle significa essere schiavi delle forze ad esse associate [6] : liberi non significa "dominarle" ma "assecondarle", lasciare che esse avvengano mentre viviamo la nostra "sequenza di scelte".
Non più, quindi, l'uomo che distrugge la terra riversando in essa i più grandi veleni che la mente abbia potuto pensare: per l'uomo libero questo corrisponde a riversare nel proprio corpo tali veleni, tanto sente la risonanza tra se stesso e il Creato. La Terra, Gea, è viva quanto l'uomo.
Non più l'uomo che affronta il fratello per stramazzarlo al suolo, sentendolo come un pericolo per il suo "potere", bensì colui che affianca la creatura umana che sente in difficoltà, perché ignorante. Anche quando uccide, quando picchia, quando toglie la libertà ai suoi simili: "ignora" le leggi dell'Universo.
Questa è la vera schiavitù dell'uomo: l'ignoranza. La quale ha creato castelli di sabbia o mentali: quello che oggi viene fatto passare come progresso, altri è se non costruzione di mondi contro-Natura ( non per nulla i farmaci si chiamano antipatici).
IL Naturopata deve conoscere le regole della Natura, sapendo che ogni volta che applicherà una tecnica starà agendo con una particolarizzazione, con una suddivisione di ciò che non può essere diviso.
Di ciò deve essere cosciente.
[3] La cosiddetta intelligenza, dal latino inter ligere, "cogliere fra". L'uomo ha esagerato con quel "fra" cogliendo anche quello che si pone contro le Leggi della Natura.
[4] Da Geos: terra e manteia: divinazione, cioè come la "divina azione" si è realizzata in ciò che noi chiamiamo terra.
E così pure, nel prosieguo, si parla di chiromanzia, ovvero come la divina azione si è manifestata nell'uomo codificandosi in linee sulla mano, sul volto e su tutto il corpo.
La parola divinazione oggi è molto fraintesa a causa del fatto che viene usata per designare l'operazione di conoscere l'andamento del futuro, presso i cosiddetti maghi.
[5] Da namati (sanscrito) e logos: descrizione di ciò a cui si è devoluti o legge dell'evoluzione ( da non confondere con qualcosa di inerente a operazioni sui numeri in quanto che numero in greco si traduce con arithmos, da cui aritmetica).
[6] Se l'uomo non conosce la forza di gravità, stupidamente crederà di poter volare e cinicamente dirà che la vita è una fregatura quando cascherà al suolo. Se l'uomo non conosce come "girano" le energie interne al corpo umano, stupidamente crederà di poter fare quello che vuole con il "suo" corpo e cinicamente dirà che la vita è una fregatura quando si ammalerà. Se l'uomo non conosce le forze astrali, banalmente condurrà una vita da sottomesso senza capire perché gli capitano certi avvenimenti e perché egli abbia certe caratteristiche pronunciate: altrettanto cinicamente dirà che la vita è un incubo quando gli avvenimenti lo prostreranno al suolo senza che egli possa rialzarsi, almeno finchè non ha capito cosa ci fa in quella situazione. |