Cenni sul funzionamento dell'omeopatia. Hannemann aveva notato che somministrando una pozione contenente una erba triturata e macerata nell'alcool, in misura tale che il sistema immunitario si accorgesse di essa e, dunque, attivasse tutta la serie di contromisure all'uopo, comparivano dei sintomi caratteristici che potevano essere ritrovati anche in una ben determinata patologia. Ad esempio somministrando della Belladonna in maniera adeguata si ottiene nel paziente una anamnesi complessa ma caratteristica: stato febbrile acuto, convulsioni, nevralgie, delirio, oftalmie, angine acute, corizza, tachicardia, cistite acuta, dolori della nuca, sciatica, tanto per citarne alcune, che non devono comparire necessariamente tutte insieme.
L'intuizione dello scienziato fu eccellente: se diluisco l'erba al punto che il sistema immunitario non viene allertato, la "vibrazione", ossia, come possiamo dire oggi forti dell'attuale più rifinito sapere, lo spettro di onde elettromagnetiche caratteristico dell'erba, giunge, però, al S.N.C. il quale, così come stabilirà trionfante la kinesiologia [1] molto più tardi, trova una posizione "antalgica" a detto spettro di frequenze, inviando ai vari organi segnali che, guarda caso, sono proprio simili (omeos) a quelli che invierebbe dopo essere stato convocato dal sistema immunitario nel caso di quella patologia. Si tratta di una convocazione "in virtuale", cioè la patologia non c'è ma viene prodotto un insieme di reazioni simili a quelle che si innescherebbero in presenza di essa. Anche il farmaco in dosi tossicologiche possiede lo stesso spettro elettromagnetico, ma non è attivato dalla diluizione, dinamizzazione e relativa potentizzazione, operazioni che caratterizzano il "prodotto omeopatico" (Tav. 32). E' ovvio che la Belladonna viene resa omeopatica per rimediare alle patologie che essa, se assunta, provocherebbe, che, come abbiamo visto, hanno manifestazioni simili a determinate malattie. Se vogliamo risolvere il mal di gola non si dovrà dunque diluire un antibiotico, come è stato proposto da una trasmissione sull'argomento: se da opportuni esami clinici è stato accertato un germe, si dovrà rendere omeopatico il germe che ha provocato quel mal di gola, per esempio lo streptococco. Altrimenti si assumerà una pianta e minerale a altro che se assunto in dosi non omeopatiche provoca in gola una eziologia simile a quella esistente. Se per esempio si assume Mercurius solubilis in dosi non letali, la gola diviene molto arrossata, le tonsille grosse e tendono all'ulcerazione. Se si assume, invece, della Phytolacca, la gola si presenta di colore rosso scuro e la deglutizione molto dolorosa.
Se rendiamo omeopatico un antibiotico significa che ci proponiamo di "rimediare" ai danni provocati dallo stesso, non al mal di gola per il quale l'antibiotico verrebbe prescritto. La legge fondamentale dell'omeopatia è tutta qui, il resto sono considerazioni posologiche o di valutazione energetica del paziente, la stessa che si conduce, per esempio, tramite i canoni della Medicina Tradizionale [2] Cinese.
[1] Vedi Appendice: La kinesiologia.
[2] Ricordo per semplicità che tradizionale deriva dal latino tradere che significa consegnare, tramandare oralmente o per iscritto. Rientrano nel termine tradizionale, quindi, soprattutto le medicine sciamaniche più che le recenti medicine farmacologiche. |